Correre sul tapis roulant

“La corsa è vita”, “la corsa è l’esercizio più naturale”, “la corsa è l’attività motoria più antica”.
Queste sono soltanto alcune delle frasi più ricorrenti pronunciate dalle persone innamorate della corsa, da coloro che nutrono una vera e propria passione per questo sport.
In tutte queste persone dedite alla corsa s’innesca un meccanismo di dipendenza da quel tipo di allenamento dovuto, in particolare, alla produzione di alcuni ormoni (in particolare endorfine) che agiscono in modo molto significativo sul tono dell’umore.
Sul fenomeno della dipendenza dalla corsa, per il quale è stata coniata l’espressione “l’euforia del corridore”, sono stati condotti numerosi studi, da cui è emerso che colui che corre con costanza, regolarità e con intensità sufficientemente elevate, proprio grazie alla produzione di alcuni ormoni, va incontro a sensazioni psicologiche positive.
Per questo accade che, nei giorni in cui devono saltare l’allenamento per motivi di lavoro o di salute, queste persone diventano irritabili e ansiose; se questa rinuncia diventa poi prolungata nel tempo, lo stato di abbattimento umorale può sfiorare anche acute sintomatologie depressive.

Da un punto di vista biomeccanico, la corsa è costituita da una successione di balzi, dove l’appoggio alternato dei due piedi s’interpone di volo senza alcun contatto al suolo.
Chi corre bene fatica meno. Non si tratta semplicemente di una battuta, poiché chi ha una corsa meno dispendiosa, in termini di costo energetico, avrà sicuramente più energie da utilizzare nell’incremento della velocità o nella durata della prestazione.
Le componenti che incidono sul costo energetico sono davvero numerose, molte delle quali sono causate da un’errata tecnica di corsa.
Risparmiare energie, curando la tecnica e la decontrazione muscolare, risulta tanto più importante quanto maggiore è la distanza che si deve percorrere.

Il consumo energetico in un soggetto che corre è caratterizzato da vari aspetti:

1. lo spostamento del baricentro e, quindi, del peso corporeo in avanti e in alto;
2. il momento di appoggio del piede a terra, con relativa perdita di velocità;
3. la mancanza di flessibilità e di mobilità articolare e attriti interni articolari;
4. i movimenti scorretti.

Innanzitutto, lo spostamento del peso corporeo in avanti e in alto rappresenta una costante che si ripete ad ogni passo durante la corsa. Ovviamente, minore è il peso del soggetto, minore sarà il costo energetico ad ogni passo: in un’atleta del peso di 60 kg, che corre la maratona in 2 ore e 15, 1 kg di peso corporeo in più causa un peggioramento sul tempo finale, quantificato in 2 minuti e 15 secondi circa.
Appare evidente allora che nei podisti agonisti la bassa percentuale di massa grassa risulti essere un elemento sostanziale.
Per quel che riguarda, invece, la seconda delle variabili prima citate, ossia il momento di appoggio del piede a terra, è stato rilevato che, nella fase di contatto con il suolo, il piede subisce una serie di forze negative che determinano un rallentamento della velocità. L’obiettivo di chi corre, allora, sarà quello di ridurre al minimo quest’impatto. Un modo giusto per farlo potrebbe essere quello di avere una corsa radente, nella quale la forza muscolare, utilizzata per la traslocazione, ha un indirizzo prevalentemente rettilineo. E’ inoltre importante che il piede, durante la fase di contato al suolo, risulti con la punta più alta rispetto al tallone e che, al momento dell’appoggio a terra, vi sia come una fase rapidissima di “passaggio-rullata”.

La terza delle variabili qui prese in esame, ossia la mancanza di flessibilità e di mobilità articolare, nonché agli attriti interni articolari, può, a causa del modo contratto con cui si svolge la corsa, determinare un grosso dispendio energetico. Per questo è utile eseguire spesso esercizi di stretching su tutti i grandi e piccoli distretti muscolari e sulle articolazioni coinvolte e non nella corsa.
Infine, riguardo ai movimenti scorretti, è evidente che correre in maniera decontratta e leggera determina sicuramente un dispendio energetico inferiore rispetto ad altri tipi di corsa e, quindi, consente di raggiungere una velocità più elevata.

Tenuto conto degli evidenti miglioramenti del sistema cardiaco, respiratorio e circolatorio che si possono ottenere grazie alla corsa, si può correre con intendimenti salutistici oppure, tenuto conto dell’innalzamento generale del metabolismo ed, in particolare, di quello lipidico, si può correre con lo scopo di dimagrire oppure, ancora, si può correre anche per il semplice piacere di farlo e per il genere di sensazione che questa dinamicità può far provocare; si può correre poi anche con intendimenti agonistici competitivi.
La specialità di resistenza relative alla corsa sono quelle di mezzofondo (1500m, 3000m, 5000m), fondo (10.000m, mezza maratona di 21 km, maratona di 42 km) ed endurance.

In ogni caso, a prescindere dallo scopo – salutistico, di dimagrimento, di mero diletto o agonistico – per il quale si corre, sarà tuttavia indispensabile seguire linee di allenamento crescenti e graduali ed affidarsi ad allenatori esperti che siano in grado di programmarne in modo razionale le varie sequenze.
In questo contesto, l’utilizzo del tapis roulant, oltre ad essere una indispensabile alternativa durante giornate climaticamente proibitive, riesce ad essere di estrema utilità per il controllo di importanti parametri, come la frequenza cardiaca, il percorso effettuato, i gradi di inclinazione e la velocità.
Inoltre, i materiali con cui vengono attualmente costruiti i tapis roulant consentono dei sistemi di ammortizzazione tali da limitare l’insorgenza di patologie da sovraccarico funzionale, soprattutto a livello delle articolazioni delle caviglie e delle ginocchia, e da sfavorire processi infiammatori a carico del tratto lombo-sacrale della colonna vertebrale.

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